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La peste a Venezia: storia, leggende e luoghi simbolo

La peste a Venezia: storia, leggende e luoghi simbolo

Ottobre 2025

Tra le tante storie che hanno segnato la memoria collettiva di Venezia, una delle più drammatiche ー ma anche interessanti ー è quella della peste. Un’epidemia che, nel corso dei secoli, ha colpito più volte la Serenissima, lasciando dietro di sé dolore, ma anche straordinarie testimonianze artistiche e spirituali.

La grande peste del 1630 e il voto del Doge

La più celebre delle epidemie fu quella del 1630, immortalata anche da Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi. A Venezia l’epidemia arrivò dal nord Italia e, in pochi mesi, causò decine di migliaia di vittime. In quell’epoca di paura e silenzio, il Doge Nicolò Contarini si espose con un voto solenne: se la città fosse stata liberata dal contagio, avrebbe fatto erigere una chiesa in segno di ringraziamento.

Così nacque una delle basiliche più amate di tutto il mondo: Santa Maria della Salute, uno dei simboli più iconici della laguna, che ancora oggi domina l’ingresso del Canal Grande con la sua imponente cupola bianca.

Il Redentore e la peste del 1575

È interessante ricordare che una vicenda simile si era già verificata qualche decennio prima. Durante la peste del 1575-77, un altro Doge, Sebastiano Venier, fece lo stesso voto, promettendo la costruzione di un tempio in onore del Cristo Redentore.

Fu così che, per opera di Andrea Palladio, nacque la Chiesa del Redentore sull’isola della Giudecca. Ogni anno, la terza domenica di luglio, a Venezia viene celebrata la Festa del Redentore, una delle tradizioni più sentite della città. Comprende spettacoli pirotecnici e un incredibile ponte di barche che collega la Fondamenta delle Zattere alla Chiesa del Redentore. Una celebrazione che ricorda non solo la fine della peste, ma anche la forza e la gratitudine del popolo veneziano.

Curiosità e simboli della “città che resiste”

Esplorando Venezia e la laguna si possono ancora scoprire i segni di quelle antiche epidemie. I “lazzaretti” ne sono un esempio: piccole isole lagunari dove venivano messe in quarantena le persone malate ed i viaggiatori sospetti e che oggi rappresentano luoghi di grande fascino storico.

Il Lazzaretto Vecchio (attualmente non visitabile) si trova a pochi metri di distanza dalle rive del Lido ed è considerato uno dei primi esempi di “ospedale isolato” del mondo. Il Lazzaretto Nuovo, invece, si trova di fronte all’isola di Sant’Erasmo ed è visitabile con visita guidata su prenotazione. La visita completa dura circa due ore e comprende il percorso storico-archeologico interno alla cinta muraria ed una passeggiata naturalistica.

Non mancano poi le leggende: si racconta, ad esempio, che alcune calli e porte chiuse servissero a isolare i quartieri infetti e che i medici della peste,con la loro inquietante maschera dal lungo becco, fossero figure tanto temute quanto rispettate.

Venezia oggi: bellezza che rinasce sempre

Oggi Venezia non porta più le cicatrici della peste, ma conserva con orgoglio la memoria di un passato che ne ha forgiato l’identità. Visitare le chiese della Salute e del Redentore, o percorrere le isole dei lazzaretti, significa compiere un viaggio nella resilienza e nella devozione di un popolo che ha saputo rinascere dalle proprie tragedie, trasformandole in arte e spiritualità.

A questo proposito vogliamo segnalare la mostra Venezia e le epidemie promossa dalla Fondazione Giorgio Cini e visitabile fino al 19 dicembre 2025 sull’Isola di San Giorgio Maggiore. Allestita nella Biblioteca del Longhena, la mostra traccia un percorso documentario sulle capacità di risposta della Repubblica di Venezia di fronte alle emergenze epidemiche che colpirono ripetutamente la città e l’Europa. Le opere esposte riflettono l’evoluzione del contesto istituzionale che, sin da subito, ha reagito alle tensioni generate dal contagio adottando importanti misure di prevenzione, controllo e difesa, fino a giungere al superamento dell’epidemia.

E così, tra storia e leggenda, la peste rimane un capitolo fondamentale del fascino di Venezia: una città che non smette mai di sorprendere e di raccontare sé stessa, anche nei suoi momenti più oscuri.

Photo credits: visitlido.it

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